Martina Franca: la capitale barocca della Valle d’Itria è ufficialmente Città d’Arte
C’è un luogo, nel cuore della Valle d’Itria, dove il bianco della pietra si unisce all’eleganza del
Ci sono sapori che non si dimenticano, non perché sorprendano per la loro eccentricità, ma perché riescono a essere semplici, sinceri e profondamente radicati nella memoria. I taralli pugliesi sono così: piccoli anelli di pane croccante che, come la terra che li ha generati, sanno essere umili e straordinari allo stesso tempo.
Come spesso accade per le preparazioni più antiche, l’etimologia stessa del termine “tarallo” è avvolta da un alone di mistero. Alcuni linguisti lo collegano al latino torrēre, “abbrustolire”; altri lo fanno risalire al francese toral, ovvero “essiccatoio”; altri ancora all’italico tar, “avvolgere”. Ma l’ipotesi più affascinante lo lega alla lingua greca, con daratos, “sorta di pane”. Non è un caso: la Puglia è da sempre crocevia di civiltà mediterranee, e il tarallo, con la sua forma tonda e continua, ne è forse il simbolo più concreto.
I primi documenti parlano di contadini pugliesi del Quattrocento che offrivano questi anellini croccanti ai viandanti, insieme a un bicchiere di vino locale. In Campania si diffusero in seguito, come modo per utilizzare gli scarti del pane, con l’aggiunta di strutto. In Puglia, invece, fu l’olio extravergine d’oliva — l’oro verde della regione — a diventare l’ingrediente principe, rendendo i taralli più leggeri, fragranti e digeribili.
Se volete portare un pezzetto di Puglia nella vostra cucina, preparare i taralli può trasformarsi in un piccolo rito domestico. Un gesto lento, circolare, quasi meditativo. La ricetta è essenziale, come ogni buona tradizione contadina.
Il risultato? Un piccolo capolavoro da gustare con un calice di vino bianco del Salento, magari sotto un portico d’estate, ascoltando il canto delle cicale.
I taralli sono molto più che uno snack. Sono parte del paesaggio sensoriale della regione. Si trovano ovunque: nei forni di paese, nei mercatini contadini, sulle tavole delle feste o nei cestini da picnic in riva al mare. Chi visita la Puglia non può non assaggiarli. O, meglio ancora, imparare a prepararli.
Il turismo in Puglia oggi è sempre più esperienziale, autentico, legato alla cultura gastronomica del territorio. Laboratori nei trulli, cooking class nelle masserie, percorsi del gusto: tutto ruota attorno al recupero della memoria attraverso il cibo. E i taralli, con la loro forma ad anello, sembrano ricordarci che ogni viaggio torna sempre all’origine.
Mangiare un tarallo in Puglia non è solo uno spuntino. È un piccolo atto di rispetto verso una terra che ha fatto della semplicità la sua grandezza. È toccare con le mani la cultura popolare, assaporare la storia, e portarsi a casa – insieme al gusto – anche un ricordo, un’idea, una storia da raccontare.
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