La Notte della Taranta: ritmo, radici e rinascita nel cuore del Salento
Tra tamburelli infuocati, danze arcaiche e contaminazioni contemporanee, la Notte della Taranta è molto più di un festival: è un
Esistono luoghi che, più che essere visitati, vanno ascoltati. Luoghi dove il tempo rallenta, la luce si fa più intensa e il paesaggio sembra parlare con voce antica. Santa Maria di Leuca, all’estremo lembo meridionale della Puglia, è uno di questi luoghi.
Qui, dove si incontrano due mari — lo Ionio e l’Adriatico — la geografia si unisce alla spiritualità, e il viaggio assume un significato più profondo. Non a caso, gli antichi greci la chiamavano “Finibus Terrae”, la fine della terra conosciuta. Ma chi arriva a Leuca, oggi, ha la sensazione di essere piuttosto all’inizio di qualcosa: di una bellezza nuova, luminosa, sorprendente.
Il simbolo indiscusso di Leuca è il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, affacciato sul mare e circondato da una scenografica scalinata che scende verso il porto. Anticamente dedicato alla dea Minerva, il luogo fu convertito al culto cristiano e divenne meta di pellegrinaggio, collegato idealmente alla via Francigena del Sud.
Il faro bianco che svetta accanto alla basilica, tra i più alti d’Italia, sembra proteggere i pellegrini e i marinai, vigilando sul confine simbolico tra terra e mare, tra umano e divino. Al tramonto, la luce radente trasforma l’intero promontorio in un palcoscenico dorato dove il sacro incontra il paesaggio.
Ma Santa Maria di Leuca non è solo silenzio e preghiera. È anche natura, geologia scolpita dal vento e dal tempo, avventura.
Le sue coste frastagliate nascondono decine di grotte marine, alcune accessibili solo via mare, che sembrano uscite da un poema epico: la Grotta del Diavolo, la Grotta del Soffio, la Grotta Porcinara. Alcune erano usate in epoca preistorica come luoghi sacri o rifugi; altre, più tarde, sono legate a leggende di navigatori e santi.
Un’escursione in barca lungo la costa è uno dei modi più emozionanti per scoprire questi tesori sommersi di roccia e luce, mentre i fondali cristallini fanno di Leuca una meta ambita per immersioni e snorkeling.
Nel XIX secolo, Santa Maria di Leuca divenne una rinomata stazione balneare per l’aristocrazia pugliese e napoletana. Ne sono testimoni le oltre quaranta ville liberty, ognuna con uno stile unico, affacciate sul lungomare: da Villa La Meridiana a Villa Episcopo, da Villa Daniele a Villa Mellacqua.
Con i loro giardini nascosti, le verande ornate e le facciate decorate da stucchi floreali, queste dimore raccontano il fascino della “villeggiatura” ottocentesca, quando Leuca era la “Capri del Sud” per i nobili che fuggivano le calure cittadine in cerca di brezza e silenzio.
La cucina di Santa Maria di Leuca è fatta di mare e orto, di semplicità e identità: frutti di mare crudi, linguine ai ricci, fritture dorate, caponata, verdure grigliate, pane di grano duro. Il tutto accompagnato da vini bianchi salmastri e rosati profumati del vicino Capo di Leuca, territorio DOC che sta riscoprendo la sua vocazione vitivinicola.
D’estate, il paese si accende di riti e feste popolari: tra queste, la spettacolare fiaccolata a mare in onore della Madonna, con barche illuminate che scivolano in processione sull’acqua, mentre i fuochi d’artificio colorano il cielo del Sud.
Visitare Santa Maria di Leuca non è solo una tappa geografica. È un’esperienza emotiva, un luogo che invita a fermarsi, a osservare, ad ascoltare.
In un mondo che corre, Leuca resiste. E lo fa con grazia, offrendo un turismo lento, spirituale e paesaggistico, dove ogni dettaglio — una scala scolpita, un’onda che si infrange, una pietra che brilla al sole — racconta una storia.
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