San Nicola, il santo di due mondi e ponte di dialogo
Da Bari al mondo intero, San Nicola è venerato come protettore e mediatore, unendo culture, religioni e popoli in un
Nel cuore di Bari Vecchia, tra vicoli profumati di focaccia e case che si aprono direttamente sulla strada, si erge la Basilica di San Nicola.
Più che un monumento, è un crocevia di pellegrinaggi, speranze e storie che superano i confini del tempo e dello spazio.
San Nicola, vescovo di Myra nel IV secolo, è uno dei santi più venerati al mondo, ponte spirituale tra Oriente e Occidente, simbolo di accoglienza e dialogo. La sua figura attraversa mari e secoli, trasformandosi in leggenda e ispirando tradizioni che arrivano fino alla moderna figura di Babbo Natale.
Le reliquie del santo giunsero a Bari nel 1087, trasportate da un gruppo di marinai baresi in una traversata epica dal porto di Myra, in Licia (oggi Turchia).
Da allora, la città ne custodisce le ossa, conservate in una cripta che ancora oggi emana l’“olio di San Nicola”, una sostanza miracolosa venerata dai fedeli.
Ogni anno, a maggio, la città rivive quell’impresa con la Festa di San Nicola: processioni in mare e in terra, spettacoli, celebrazioni ecumeniche che richiamano pellegrini cattolici e ortodossi da tutto il mondo.
San Nicola è patrono di Bari, ma anche di Russia, Grecia, Serbia e di città come Amsterdam. È il protettore dei naviganti, dei bambini e di chi cerca giustizia.
In un mondo diviso, la sua figura resta un messaggero di pace, capace di unire riti cattolici e ortodossi in un abbraccio simbolico che a Bari si rinnova ogni anno.
La leggenda delle generose donazioni del santo ai poveri, specialmente ai bambini, ha ispirato nei secoli la figura di Santa Claus nei paesi nordici.
Dall’Adriatico alla Lapponia, il filo rosso della solidarietà collega culture lontanissime, dimostrando come una storia possa trasformarsi e radicarsi in modi diversi.
Visitare la Basilica di San Nicola non significa solo ammirare uno dei capolavori del romanico pugliese, ma immergersi in un luogo vivo, dove la spiritualità diventa dialogo tra religioni e popoli.
Un luogo che Piero Angela avrebbe raccontato intrecciando storia, arte e antropologia, per spiegare come un santo possa diventare ponte tra mondi.
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