Cisternino, il borgo bianco sospeso tra terra e silenzio
Tra vicoli candidi, profumi di brace e terrazze sull’infinito, Cisternino incanta con la sua quieta eleganza e il fascino
C’è un suono particolare che accompagna chi cammina tra gli ulivi pugliesi: è il silenzio. Un silenzio rotto solo dal fruscio del vento, dai passi sulla terra rossa, e – se si tende l’orecchio – dalla voce antica delle pietre. Pietre posate una sull’altra, senza malta né cemento, che raccontano secoli di ingegno contadino, tradizione e armonia con la natura. Sono i muretti a secco, e oggi il mondo intero li riconosce come ciò che sono sempre stati per i pugliesi: un patrimonio dell’umanità.
Nel 2018, l’UNESCO ha inserito “L’Arte dei muretti a secco” nella prestigiosa lista dei beni immateriali dell’umanità. Un riconoscimento che non riguarda soltanto una tecnica costruttiva, ma una filosofia, un paesaggio culturale, una forma di dialogo silenzioso tra l’uomo e la terra.
«Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e rappresentano una delle più antiche forme di manifattura umana» – così recita la motivazione ufficiale dell’UNESCO.
Nati per delimitare i confini dei campi, contenere la terra o proteggere le colture, i muretti a secco sono presenti in molte regioni d’Italia, ma è in Puglia che trovano una delle loro massime espressioni. Qui, dalla Capitanata al Salento, la pietra non è solo materia: è identità, architettura spontanea, paesaggio culturale.
Costruire un muretto a secco è un’arte paziente, tramandata da padre in figlio. Ogni pietra viene scelta e incastrata con maestria millimetrica. Nessun collante, solo gravità, equilibrio e conoscenza. Il risultato? Un’opera solida, duratura e sorprendentemente elegante. Una geometria agricola che segna il territorio con grazia e funzionalità.
«La pietra è quel dettaglio che fa la Puglia», afferma l’assessora Loredana Capone, ricordando come il muretto a secco sia allo stesso tempo strumento e simbolo: una linea tracciata a mano che diventa confine, racconto e bellezza.
Il Presidente della Regione, Michele Emiliano, sottolinea come questo riconoscimento sia il frutto di un lavoro corale tra regioni e comunità: «Dal Salento alla Capitanata, la Puglia è incorniciata da muretti a secco. Sono la testimonianza di una storia contadina che ha saputo mantenere intatta la sua autenticità nel tempo».
Oggi, i muretti a secco non sono più solo parte del paesaggio agricolo: diventano protagonisti di una nuova visione del turismo, più lento, più consapevole, più radicato. Con il progetto InPuglia365, la Regione ha già avviato laboratori esperienziali, itinerari tematici, workshop di costruzione e percorsi didattici dedicati a questa tecnica millenaria.
Visitare la Puglia oggi non significa solo godere del mare o delle città d’arte: significa anche toccare con mano la pietra, ascoltarne la storia, e camminare tra muretti che parlano di fatica, maestria e rispetto per l’ambiente.
Perché rappresentano un modello di sostenibilità antica, costruita con ciò che la terra offre, e capace di resistere al tempo. Perché insegnano che il paesaggio non si costruisce con l’urgenza del presente, ma con il rispetto del passato. E perché, in fondo, raccontano l’Italia più autentica e rurale, quella che incanta non solo con monumenti, ma con dettagli silenziosi.
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