La cattedrale trasparente di Bari: memoria e futuro intrecciati

cattedrale trasparente Bari Edoardo Tresoldi
Cattedrale trasparente

Nel cuore dell’antica città sorge un’installazione di Edoardo Tresoldi che ricrea, con la leggerezza del metallo, la storia millenaria della chiesa di San Pietro.

Una cattedrale che rinasce nella trasparenza

Bari, città che vive di stratificazioni storiche, accoglie un nuovo tassello capace di connettere memoria e contemporaneità: la cattedrale trasparente di Edoardo Tresoldi.
Alta 30 metri e realizzata in rete metallica, l’opera sorge nell’area archeologica di San Pietro, primo nucleo religioso della città medievale. Non si tratta di una semplice installazione artistica, ma di un vero e proprio atto di restituzione: un edificio scomparso che riaffiora in chiave poetica e leggera .

Un sito che ha cambiato volto più volte

La chiesa originaria di San Pietro risale al XII secolo. Nei secoli, il complesso si è trasformato più volte: prima convento francescano, poi ospedale, infine scuola. Durante la Seconda guerra mondiale subì gravi danni e fu demolito definitivamente negli anni ’60, lasciando un vuoto nel cuore della città.
Quel vuoto oggi viene colmato non con una ricostruzione tradizionale, ma con un’opera che evoca l’assenza: una struttura trasparente che permette di immaginare ciò che non c’è più, e al tempo stesso di percepire la continuità del luogo .

L’arte di Edoardo Tresoldi

Conosciuto a livello internazionale per le sue “architetture di rete”, Edoardo Tresoldi ha già realizzato installazioni simili in Italia e all’estero, trasformando l’archeologia e l’arte in un dialogo tra passato e presente.
La sua cifra stilistica è la trasparenza: costruire forme monumentali che non chiudono lo spazio, ma lo aprono, lasciando che la luce e lo sguardo attraversino la memoria.

Bari e il suo nuovo simbolo

La cattedrale trasparente diventa così un nuovo simbolo per Bari: non un monumento del passato, ma un ponte verso il futuro.
Un’icona che valorizza l’area archeologica e invita cittadini e visitatori a riflettere sul rapporto tra distruzione e rinascita, tra storia e innovazione.
Un’opera che, come avrebbe raccontato Piero Angela, è capace di tradurre la complessità in un linguaggio accessibile a tutti: la bellezza della leggerezza.

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